Pavimentazioni in calcestruzzo, perché conviene prenderle in considerazione

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Pavimentazioni in calcestruzzo, ovvero una nuova strada Sostenibile. La proposta si può approfondire e testare con mano in questi giorni a MyPlant&Garden, fiera milanese che coinvolge tutta la filiera del verde dalla ricerca alle costruzioni, dal seme alle forestazioni, dalla produzione alla distribuzione.

Presso lo stand di Italcementi/Calcestruzzi (Pad. 20 Stand C42) gli addetti alla riqualificazione di strade nelle loro mille declinazioni, possono valutare quanto la pavimentazione in calcestruzzo può diventare una scelta Green, in grado di rispondere a principi di durabilità; resistenza all’usura, ma anche come soluzione di drenaggio e buona risposta alle isole di calore.

Le pavimentazioni in calcestruzzo, infatti, essendo per loro natura chiare, hanno una maggiore luminanza rispetto all’asfalto dunque, soprattutto in ambiente urbano, consentono di ridurre le spese di illuminazione sia per i costi di installazione (meno punti luce) sia per i costi di gestione (lampade meno potenti).

Soprattutto nelle grandi città questa scelta comporterebbe in poco tempo significativi risparmi. È Sergio Tortelli, sustainable solutions manager di Calcestruzzi a metterci sulla buona strada con questa chiacchierata.

Da dove nasce il calcis structio e come possiamo definirlo una soluzione Sostenibile?

Il calcestruzzo è ottenuto da cemento, inerti, acqua e additivi, la cui composizione risponde a requisiti tecnici e di resistenza molto rigorosi, sostengono in Italcementi/Calcestruzzi.

Gli inerti sono sabbia e ghiaia naturali che vengono estratti da cave alluvionali o da rocce massive e in seguito frantumati e vagliati. Il 40% circa di inerti si utilizza per la produzione del calcestruzzo, il resto viene impiegato, allo stato naturale, nei lavori stradali.

Anche in questo caso – ci tiene a sottolineare l’azienda – in un’ottica di riduzione di CO2 ed economia circolare, agli aggregati naturali possono essere sostituiti materiali da costruzione e demolizione – tutti sottoposti a rigidi tracciamenti – come aggregati per la produzione di calcestruzzo“.

Si evita così, l’escavazione di tonnellate l’anno di materiali. Tornando alle parole di Tortelli emerge come sia importante valutare anche una riqualificazione professionale, ovvero specializzazione, in tema di pavimentazione a base di calcestruzzo.

Soluzione green sotto molti punti di vista: a partire dal contenuto minimo di materiale riciclato nel calcestruzzo, fissato al 5% in peso.

Un altro criterio di interesse, che potrebbe indirizzare la scelta del progettista verso il calcestruzzo è la provenienza locale di questo materiale: la distanza massima di approvvigionamento nella nuova stesura dei Criteri ambientali minimi è passata da 350 a 150 chilometri per almeno il 60% in peso di tutti i materiali utilizzati nell’opera progetto, calcolata come somma di tutte le fasi di trasporto incluse nella filiera produttiva.

Specializzarsi in pavimentazione da calcestruzzo, quindi, significa potersi spendere anche in ambito di appalti verdi e nei protocolli di valutazione della sostenibilità delle costruzioni quali Leed, Gbc Italia, Itaca, Dgnb e Breeam (Building research establishment environmental assessment method).

Crediti immagine: Depositphotos

L’articolo Pavimentazioni in calcestruzzo, perché conviene prenderle in considerazione è stato pubblicato su Magazine Green Planner.