Scopriamo i segreti del mestiere per cucinare al meglio i piatti vegan

0
31

La sostenibilità in cucina inizia dai fornelli. E una consapevolezza che si sta diffondendo tra i vegani, anche a fronte della gestione di semipreparati e pianti pronti. I consigli degli esperti e gli attrezzi del mestiere

A chi abbraccia la scelta etica di vivere vegan piace cucinare, e tanto. Ma l’evoluzione e l’ampliamento dell’offerta di alimenti vegani certificati e garantiti, nei negozi specializzati e nella grande distribuzione, sta cambiando le abitudini di preparazione e cottura degli alimenti, riducendo l’autoproduzione di cibi e pietanze senza perdere la passione di stare ai fornelli.

Magari utilizzando elettrodomestici di ultima generazione, intelligenti e adatti alle preparazioni che soddisfano le esigenze vegane così come quelle di salutisti, flexitariani e in generale dei consumatori interessati agli alimenti plant-based.

Una tendenza che sta aprendo la strada, anche, a una cucina sostenibile per consumi energetici e riduzione degli sprechi e dei rifiuti prodotti. Come spiega Renata Balducci, presidente dell’associazione AssoVegan.

Cambia l’autoproduzione

Cucinare vegano nasce all’insegna dell’autoproduzione di alimenti e bevande a base di soia e altri vegetali.

Oggi però è possibile trovare in commercio una vasta gamma di preparati, certificati VeganOk, biologici e di qualità, che alleggeriscono il lavoro in cucina ma non tolgono la voglia di soddisfare qualche sfizio tecnologico grazie all’utilizzo di apparecchi sempre più performanti ed efficienti, che accelerano in modo significativo la lavorazione garantendo preparazioni di alto livello.

Un vantaggio in termini di funzionalità che si rivolge indistintamente a tutti gli appassionati ai fornelli, vegan e no.

L’autoproduzione aveva dato la spinta alla diffusione di certi tipi di attrezzature, come le macchine per le bevande a base vegetale, l’estrattore, il mulino, la fioccatrice o il germogliatore – spiega BalducciOra non abbiamo più questa necessità, ma ci è rimasta la scintilla negli occhi alla vista di un nuovo elettrodomestico.

I vegani amano cucinare e con il fatto che all’inizio hanno lavorato con grande fatica a mano a mano hanno imparato a produrre i propri alimenti e a sperimentare scoperte.

L’evoluzione degli elettrodomestici accompagna un cambiamento culturale nei confronti degli ingredienti, pensiamo alla panna vegetale liquida montata perfettamente grazie al frullatore a immersione o alle opportunità d’uso dei robot di grande potenza che possono anche cuocere le pietanze“.

Elettrodomestici: chi sale, chi scende

Fra gli apparecchi della vecchia guardia della cucina vegan resiste il germogliatore, che conquista uno spazio crescente anche nell’alimentazione non vegana.

All’inizio era un apparecchio prettamente legato a noi, ma ora non è più così: vediamo anche ristoranti nei quali i germogli sono utilizzati largamente per qualsiasi pietanza vegana e non“.

Il discorso cambia parlando dell’essiccatore, visto che secondo Balducci occorre, forse, guardare alla sostenibilità e alla riduzione dell’inevitabile consumo di energia elettrica dovuto all’uso prolungato dell’apparecchio secondo i tempi lunghi di essiccazione: “l’essiccatore resta collegato alla rete elettrica per molto tempo e per quanto il consumo orario sia basso le ore di funzionamento sono tante“.

Se il mulino domestico per la macinazione dei cereali e legumi è sempre stato piuttosto elitario – “nella mia vita ne avrò visto uno negli ultimi venti anni” ammette Balducci -, l’estrattore conosce una certa diffusione sul mercato, non solo vegan.

Eppure. “Compravo ogni giorno una buona quantità di frutta e verdura biologiche e producevo uno/due litri di estratto che bastavano per un giorno, un giorno e mezzo di consumo, a fronte di circa tre ore di lavoro. La scarsità di tempo della vita quotidiana e la disponibilità di prodotti pronti mi ha portata a utilizzare meno frequentemente anche questo tipo di apparecchio“.

Cottura lenta e sostenibile

L’ultima scoperta in casa vegan è la pentola elettrica a cottura lenta che, utilizzata per diverse preparazioni (come zuppe e minestroni), diventa preziosa per la cottura quotidiana dei legumi, favorendo il consumo di quelli secchi al posto di quelli in scatola.

Riducendo in prospettiva sprechi e imballaggi da smaltire. “Noi vegani consumiamo molto i legumi, ma cuocerli in una pentola normale ci aveva portato ad abbandonare il legume secco a vantaggio di quello in scatola o in barattolo di vetro – continua BalducciLa cottura dei legumi in casa è impegnativa in termini di tempo e di attenzione perché richiedono di essere continuamente girati con l’asportazione della schiuma per circa un paio d’ore.

Con la pentola elettrica i legumi secchi di qualsiasi qualità e provenienza si cuociono in autonomia in 5-6 ore e ogni giorno sono pronti da consumare“.

Crediti immagine: Depositphotos

(articolo redatto da Olivia Rabbi)

L’articolo Scopriamo i segreti del mestiere per cucinare al meglio i piatti vegan è stato pubblicato su Magazine Green Planner.