Nonostante in Europa la percentuale di donne laureate in materie scientifiche sia bassa, così come il numero di startup fondate da donne, i numeri mostrano che i risultati al femminile siano molto migliori di quelli maschili…

L’11 febbraio il mondo ha festeggiato la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite, che permette di far luce su alcuni aspetti importanti: secondo il Women in Digital Scoreboard 2021 della Commissione Europea, oggi, in Europa, le donne rappresentano solo un terzo dei laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica, le cosiddette materie Stem e solo il 15,5% delle startup sono fondate da donne.

Qualcosa, però, sta cambiando: un indicatore chiave infatti mostra, per esempio, che le startup fondate da donne superano in performance le loro concorrenti avviate da uomini.

Sebbene in Europa centrale e orientale solo l’1% del capitale disponibile va a startup fondate da donne, i dati mostrano anche che le imprenditrici appartenenti a quest’area geografica realizzano di più con il denaro che ricevono, superando gli uomini in termini di produttività del capitale e generando il 96% di entrate in più ogni euro di finanziamento ricevuto rispetto alle startup fondate da uomini.

Raccogliendo questi dati, Eit Health ha deciso di sostenere l’ascesa di diverse imprenditrici dell’Europa centrale, orientale e meridionale nei settori della salute e delle biotecnologie.

Eit Health è stata fondata nel 2015 come comunità della conoscenza e dell’innovazione dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (Eit).

I risultati delle donne nelle materie Stem sono eccellenti

Le donne costituiscono la grande maggioranza degli operatori sanitari in Europa (70-80%). Nell’Europa centrale, orientale e meridionale, la percentuale di donne medico è la più alta tra i paesi sviluppati.

Ora osserviamo tre forti trend. In primo luogo, le donne che portano innovazione nella sanità provengono da settori più disparati. Naturalmente la scienza e la tecnologia sono predominanti e molte donne vengono direttamente dai laboratori di ricerca, ma ci sono anche laureate in scienze sociali.

Esistono molti ruoli diversi nell’innovazione sanitaria in cui le donne possono inserirsi rapidamente. In secondo luogo, osserviamo che sempre più startup sono co-fondate e/o guidate da donne.

Infine, notiamo che c’è un’ondata di discussioni sulla creazione di pari opportunità per le startup guidate da donne, e osserviamo una tendenza all’interno dell’ecosistema delle startup in cui i Venture Capitalist si dimostrano più aperti a investire sulle nuove imprese guidate da donne” dichiara Chiara Maiorino, ecosystem lead for Italy di Eit Health InnoStars, l’organizzazione leader che sostiene lo sviluppo dell’innovazione sanitaria.

Eit Health ha diversi programmi progettati per potenziare le startup fondate da donne, tra cui il Women Entrepreneurship Bootcamp che prevede la connessione tra le imprese e una rete di mentori che possano alimentare e supportare una loro rapida crescita.

L’iniziativa, sostenuta da Iese Business School, Istituto Pedro Nunes e Nui Galway, fornisce una formazione intensiva, accesso alla rete e mentoring.

Storie di successo di donne “tecnologiche”

Tante le storie delle donne nella scienza che fanno parte del programma di Eit Health, tra cui Simona Rombo, docente di informatica all’Università di Palermo, che ha sviluppato Kazaam eHealth, una piattaforma digitale che elabora i dati provenienti dagli studi clinici, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, con l’obiettivo di fornire suggerimenti automatici ai medici sulle terapie più efficaci.

Monika Piergiovanni, bioingegnere, con il suo team femminile, ha fondato Merylò, startup in grado di sviluppare un dispositivo innovativo per una chemioterapia più tollerabile.

Stanno mettendo a punto una piattaforma che lavorerà direttamente sul sangue dei pazienti allettati. Collegando questo dispositivo al sistema circolatorio del paziente, sarà possibile intrappolare l’agente chemioterapico nei globuli rossi (Rbc) del paziente, producendo così una nuova alternativa terapeutica.

Il nucleo innovativo dell’approccio di Merylò è il metodo unico e sviluppato inizialmente per l’intrappolamento di molecole nei globuli rossi. La tecnologia è racchiusa in un dispositivo microfluidico, specificamente ingegnerizzato e progettato seguendo un comportamento biomeccanico delle Rbc che è stato scoperto al Politecnico di Milano.

Joana Melo ha fondato in Portogallo Nu-Rise per aiutare i medici a fornire un trattamento con radiazioni più sicuro e preciso, garantendo dosi adeguate e dirette verso la sede interessata.

La sua compatriota Joana Paiva è Cto e co-fondatrice di iLof. Sfruttando la biofotonica e l’intelligenza artificiale, l’azienda di Porto sta sviluppando una soluzione non invasiva per lo screening dei pazienti di Alzheimer per i test clinici.

Nel 2020, Joana è stata inserita nella lista Forbes 30 Under 30 Europe nella categoria Science & Healthcare.

In Polonia, la lista delle 100 donne più influenti stilata dalla rivista Forbes include Magdalena Jander, PhD, Ceo e co-fondatrice di Uvera, vincitrice dei premi Eit Health Catapult e InnoStars, che sta sviluppando la prossima generazione di sostanze protettive sane ed ecologiche contro l’intero spettro delle radiazioni solari Uv. Insieme al suo team mira a una produzione sostenibile, contribuendo anche all’economia circolare.

Scienza non è solo sanità, ma anche sostenibilità

La scienza quindi non parla solo la lingua della sanità, ma anche quella della sostenibilità, sia in campo ambientale che sociale. Possiamo quindi parlare di scienza sostenibile in una complessa interazione tra i tre punti?

La startup lituana CasZyme, fondata da donne, ne è un esempio. Sta sviluppando infatti strumenti che migliorano l’applicazione di Crispr (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) nella ricerca e nello sviluppo del gene editing.

Lo strumento combatte le malattie genetiche e varie forme di cancro, oltre ad accelerare i test Covid-19, ma può anche giocare un ruolo importante nella lotta contro il cambiamento climatico, puntando a consentire alle comunità locali di coltivare abbastanza cibo in ogni clima, abbassando così i costi ambientali del trasporto.

Per combattere la crisi climatica, dobbiamo assicurarci che ogni regione del mondo possa coltivare una quantità sufficiente di prodotti a livello locale – afferma la fondatrice Paule –Questo è un modo affidabile per abbassare i costi ambientali dei trasporti e contemporaneamente combattere la fame nel mondo. Con Crispr, possiamo ridurre l’impatto ambientale del cibo e dell’agricoltura in tutti i domini più problematici: gas serra, uso del suolo, uso di acqua dolce e biodiversità“.

L’editing del genoma delle piante potrebbe infatti aumentare la resistenza delle piante al calore, alla siccità, alla salatura e a varie malattie, oltre ad aumentare la produttività delle piante, consentendo agli agricoltori di ottenere raccolti più elevati.

L’editing genetico può anche essere utilizzato per migliorare la capacità delle piante di assorbire e trattenere i nutrienti dal suolo. Riducendo la domanda di fertilizzanti artificiali, è possibile ridurre l’inquinamento emesso nel processo produttivo e mettere a disposizione del mercato prodotti più ecologici.

Marta Tuninetti è invece un’ingegnera ambientale e ricercatrice presso il Politecnico di Torino, dove nel 2018 ha conseguito il dottorato di ricerca in Ingegneria Ambientale, ed è co-fondatrice di WeSteam, rete di giovani scienziate (S), tecnologhe (T), ingegnere (E, dall’inglese), artiste (A) e matematiche (M) che vogliono proporre una nuova prospettiva per fare e narrare la scienza.

Le sue ricerche riguardano la relazione tra acqua e cibo e, in particolare, il concetto di impronta idrica dell’agricoltura. Scopo della sua ricerca è l’individuazione di soluzioni innovative al fine di ottimizzare e rendere più sicura l’intera filiera alimentare che unisce il produttore al consumatore.

L’importanza dell’impatto sociale della scienza

L’ultimo punto riguarda l’impatto sociale della scienza: “Mettere in luce le donne innovatrici aiuta anche a generare un impatto sociale più ampio per attrarre più donne nelle Stem e nell’innovazione” continua Chiara Maiorino di Eit Health.

Come fa Otb Foundation, fondata da Renzo Rosso e da sua moglie Arianna Alessi, con la missione di lottare contro le disuguaglianze sociali e contribuire allo sviluppo sostenibile di persone e aree meno avvantaggiate, in Italia e nel mondo.

A Kabul hanno avviato il progetto Pink Shuttle, che consente alle donne di raggiungere in autonomia luoghi di lavoro e di studio: in un Paese in guerra da 40 anni, dove i pericoli sono molti e in particolare per le donne impegnate in attività non tradizionali, il progetto, ideato da Nove Onlus, consiste in un servizio di trasporto gratuito tutto al femminile dove donne alla guida di navette trasportano solo donne.

Le autiste vengono selezionate, formate e autorizzate dalle loro famiglie e dal consiglio degli anziani a far parte del progetto. Un tutor le supporta nella fase di inserimento e nel conseguimento di un diploma di guida.

Anche le passeggere vengono selezionate tramite accordi con gli enti in cui lavorano o studiano, vengono definiti gli orari dei trasferimenti e precisi itinerari. L’obiettivo è convertire il servizio da un’attività gestita da un’organizzazione no profit a un vero e proprio servizio commerciale, gestito direttamente da donne afgane.

L’iniziativa mira a risolvere uno dei maggiori ostacoli all’emancipazione delle donne in Afghanistan: la libera mobilità. In questo Paese le donne hanno grandi limiti, non possono guidare una bici o una motocicletta, non possono condividere un mezzo di trasporto con un uomo; l’unica soluzione socialmente accettabile è che condividano il mezzo con altre donne.

Parlarne e condividere storie è quindi una delle soluzioni: questo l’intento del portale Donne nella scienza che nasce nel 2012 grazie al cofinanziamento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il portale è dedicato ad alcune grandi donne, soprattutto italiane, che si sono distinte in ambito scientifico e tecnologico. Racconta biografie, documenta scoperte, fornisce un quadro del contesto storico in cui vivono o sono vissute: in questo modo descrive la realtà della condizione femminile in relazione agli studi scientifici, ai modelli e agli stereotipi che ne hanno condizionato l’esistenza.

Queste descrizioni documentano fatti, curiosità, interviste, così da rappresentare un esempio per le giovani che decidono di intraprendere gli studi scientifici.

Secondo un’indagine dell’Ocse, le donne in tutto il mondo tendono a essere più attente alle preoccupazioni globali ed ecologiche e tengono di più all’innovazione sostenibile, temi molto vicini e dettati dalle sensibilità femminili, che, una volta legate al sapere scientifico, inclusivo e interdisciplinare, generano un valore inestimabile e storie di coraggio e scienza, al femminile.

Crediti immagine: Depositphotos

L’articolo Storie di successo di donne nella scienza e nello sviluppo di startup è stato pubblicato su Magazine Green Planner.

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