Per risolvere il caro energia va rivisto il sistema energetico, completamente

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Operare per rendere reale la transizione energetica non significa soltanto modificare il nostro sistema energetico – in poche parole passare dal termico all’elettrico – ma rivedere completamente il nostro modello.

I costi in bolletta per le imprese e per le famiglie sono aumentati a dismisura; sono settimane che se ne parla, portando alla luce casi clamorosi di imprese che devono affrontare aumenti considerevoli.

Secondo una stima elaborata dalla Cgia di Mestre, nel primo trimestre 2022 le aziende italiane dovranno affrontare una spesa di 14,7 miliardi di euro più alta, rispetto al 2019, per luce e gas.

Se si considerano gli interventi che il Governo ha previsto per aiutare il settore produttivo – a oggi 1,7 miliardi di euro – l’aggravio economico sarà di 13 miliardi di euro.

Nel settore del recupero di materia prima dai rifiuti, secondo i dati dell’Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri, l’incidenza del costo dell’energia elettrica per ogni tonnellata recuperata ha registrato un incremento pari al 111% in questo periodo rispetto all’analogo del 2021.

Ma anche per le famiglie e per i lavoratori in smart working il rincaro si fa sentire. Un’analisi dell’azienda di comparazioni Selectra, mostra che a febbraio, un lavoratore in smart working full time, che utilizzi il Servizio di Maggior Tutela, spenderà 57 euro in più nella bolletta mensile luce (+230%, per un totale di 102 euro) e 159 euro in più per la bolletta del gas (+220%, per un totale di 290 euro) rispetto a un anno fa.

Se, invece, utilizza il Mercato Libero, l’aumento rispetto allo scorso anno sarà più contenuto, risparmiando rispetto al mercato tutelato 45,5 euro sulla bolletta della luce e 32 euro su quella del gas.

Che fare dunque? Non basta certamente soltanto modificare il nostro sistema energetico – in poche parole passare dal termico all’elettrico – ma è necessario rivedere completamente il nostro modello.

Che significa, quindi, distribuire meglio la produzione di energia – oggi centralizzata – attraverso un sistema più leggero e che usi sempre più le energie rinnovabili che, grazie ai sistemi di accumulo e alle comunità energetiche, sono sempre meno imprevedibili e non programmabili.

Non servono nemmeno fantasiose proiezioni su una maggiore estrazione di gas, come prospettato nei giorni scorsi.

Infatti, secondo il parere di Visionari No Profit, un’associazione per la promozione e la divulgazione di scienza e tecnologia, “oltre a essere in volume insufficiente per soddisfare un fabbisogno che a oggi conta più di 70.000 Smc annue, non potrebbe in ogni caso influire sul prezzo unico nazionale (Pun) dell’energia, che è stabilito sui mercati internazionali e dunque non sarebbe utile a abbassare l’attuale costo dell’energia“.

Idrogeno e nucleare, a oggi, non sono opzioni praticabili sia perché, i sistemi a idrogeno sono oggi meno efficienti e più costosi del sistema elettrico, sia perché, per le centrali nucleari, i lunghi tempi di realizzazione di un impianto, i suoi rischi e gli elevati costi di costruzione le sconsigliano fortemente.

Certamente il nuclerare è un’opzione da considerare per il futuro, alla luce del lavoro di ricerca verso la fusione o altre forme meno pericolose di produzione nucleare – vedi il sistema Transmutex – ma oggi molto premature e quindi non utilizzabili per risolvere il caro energia.

Oltre alla proposizione di soluzioni, per Visionari No Profit sarebbe ora di promuovere la formazione di comitati tecnici di esperti del settore che siano in grado di consigliare e dirigere le decisioni per risolvere il caro energia, promuovere la transizione energetica e contrastare la crisi climatica.

Per quanto riguarda le proposte, è interessante prendere atto del lavoro fatto da Uncem, l’associazione dei comuni montani, per la quale non servono solo fondi per ridurre oneri e accise.

L’Italia ha invece bisogno di una nuova politica energetica, che non dimentichi i territori montani, vero bacino delle risorse naturali del nostro Paese. Per questo ha condiviso un dossier che contiene 10 proposte per risolvere il caro energia:

promuovere una Comunità energetica in ogni Comune Per combattere la povertà energetica e per generare coesione
promuovere una Green Community in ogni valle, dall’Appennino alle Alpi, passando per le Isole, solo con un programma di medio e lungo periodo siamo vincenti
realizzare nuovi impianti a biomasse forestali da filiera corta e cortissima nei Comuni montani, ad alta efficienza e basse emissioni
favorire le rinnovabili e ridurre i tempi di autorizzazione dei piccoli impianti, favorendo la realizzazione da parte dei soggetti pubblici presenti sui territori
ristrutturare il superbonus per gli interventi su immobili unifamigliari e condomini, rendendolo strutturale
rendere efficiente energeticamente il patrimonio pubblico, tutto, e l’illuminazione dove ancora non è stato fatto
sviluppare la valorizzazione e il pagamento dei servizi ecosistemici
programmare subito, con un Piano invasi vero e attuabile, una valorizzazione delle risorse idriche, anche con nuove dighe per produzione idroelettrica e l’uso plurimo della risorsa
ridurre le accise su tutti i carburanti per autotrazione e gli oneri di sistema eulle bollette elettriche, facendo contribuire le grandi imprese dell’energia
smart grid per i territori, impegno del Concessionario statale a rendere più efficiente e resiliente la rete elettrica

Crediti immagine: Depositphotos

L’articolo Per risolvere il caro energia va rivisto il sistema energetico, completamente è stato pubblicato su Magazine Green Planner.