Coltivare il tartufo, un bell’esempio di agricoltura sostenibile

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Urbani Tartufi crede molto nella coltivazione del prezioso tubero, grazie al lavoro svolto con Truffleland e con l’Università della Tuscia oggi è possibile farlo, rispettando la biodiversità e l’ambiente.

I tartufi salveranno l’Umbria e non solo. Forse iperbolica come affermazione, ma Urbani Tartufi crede molto nella filiera dei tartufi, nella tartuficoltura e anche la Regione Umbria ne è convinta.

Oggi, grazie agli studi dell’Università della Tuscia e all’esperienza di Truffleland, società del gruppo Urbani Tartufi, si apre una nuova era per la coltivazione dei tartufi, in particolare per il nero pregiato e l’estivo.

Nei vivai di Truffleland vengono coltivate piantine da tartufo micorizzate. Queste saranno poi impiantate nei terreni collinari dell’Umbria per dare vita a piantagioni in grado di produrre i primi preziosi tuberi nel giro di pochi anni ed essere produttive sino a 30/40anni (per quanto riguarda l’estivo).

Si tratta dunque di investimenti nel medio e lungo periodo, capaci di cambiare il volto delle colline, andando a rendere profittevoli terreni che altrimenti sarebbero abbandonati o destinati a colture marginali, trasformandoli in boschi costituiti da diverse tipologie di piante, come roverella, leccio, carpino nero, nocciolo e molte altre ancora.

Regione Umbria crede in questo progetto, essendo il tartufo per queste terre qualcosa di più di un fungo, un vero catalizzatore per il turismo, dalla cui vendita traggono vantaggi in molti.

Il tartufo diventa quindi ingrediente di una indimenticabile cena, o un presente gradito dall’amico buongustaio. Per incentivare lo sviluppo della tartuficoltura sono stati stanziati alcuni milioni, per permettere alle aziende agricole di dare il via a questo tipo di attività.

Truffleland sarà partner in questa iniziativa, fornendo il know-how necessario, piante certificate da enti terzi, accreditati su tutto il territorio italiano, con radici micorizzate.

Grazie al lavoro fatto dall’Università della Tuscia si può ascrivere la tartuficoltura tra le coltivazioni sostenibili e fedeli ai concetti dell’economia circolare, per l’utilizzo di biotecnologie e nanomateriali non impattanti sulla natura, ma in grado di esaltare il corso naturale di crescita del tubero.

Infine, per la capacità delle piante di sottrarre carbonio dall’atmosfera durante tutto il loro periodo di vita. Le realtà agricole che vogliono entrare nel mondo del tartufo possono contare anche sul supporto finanziario di Intesa Sanpaolo, grazie all’accordo di collaborazione firmato con Urbani Tartufi.

Quest’ultima supporterà gli agricoltori con strumenti di consulenza e assistenza durante tutto il ciclo produttivo e, a seconda dell’accordo stipulato – ne sono previsti di tre livelli -, parte del raccolto verrà acquistato direttamente dalla società umbra.

Pur avendo l’Umbria come fulcro, questo progetto è facilmente esportabile anche in altre regioni. Alla base di tutto c’è un’accurata analisi del terreno per determinare se la tartuficoltura è possibile o no.

In caso ciò sia possibile, i tecnici di Truffleland sono in grado di programmare un percorso che porta dalla scelta delle piante micorizzate alla raccolta dei primi tartufi.

Un percorso nato per essere sostenibile e ridare a terreni altrimenti incolti una nuova vita all’insegna della biodiversità.

 

L’articolo Coltivare il tartufo, un bell’esempio di agricoltura sostenibile è stato pubblicato su Magazine Green Planner.