Parco Fiume Brenta ha avviato un progetto per la mitigazione e la compensazione degli impatti negativi verso l’ambiente del servizio idrico integrato. Dai cittadini arrivano un milione di euro che si aggiungono ai fondi del progetto Life Brenta 2030
Un progetto che ha l’obiettivo di aumentare la biodiversità dei territori del Brenta e rendere meno impattanti i servizi ecosistemici di habitat fluviali, zone umide e zone agricole del sito Natura 2000 Grave e Zone Umide del Brenta.
Il progetto Life Brenta 2030 si concentra innanzitutto sul settore idrico, per promuovere una buona governance creando sinergie positive tra acqua potabile e conservazione della biodiversità, mitigando e trasformando le principali minacce in opportunità di finanziamento per la conservazione del sito Natura 2000.
Ora, accanto ai fondi che arrivano dal programma Life dell’Unione europea, si aggiungono i fondi investiti attraverso la bolletta idrica direttamente dai cittadini di 15 comuni rivieraschi del fiume Brenta: un milione di euro che serviranno a prendersi cura delle fonti di acqua potabile nei prossimi tre anni, ritornando servizi e benefici per un valore complessivo di oltre cinque milioni di euro.
Il progetto Life Brenta 2030 agisce nel territorio del Sito Natura 2000 che, a cavallo tra le province di Padova e Vicenza, comprende il tratto fluviale del medio corso del fiume Brenta.
La zona del Brenta si sviluppa in un contesto con diverse problematiche ambientali come l’elevata antropizzazione e l’uso ricreativo degli habitat, i prelievi idrici e l’abbassamento della falda, la mancanza di una adeguata governance del patrimonio naturalistico e gli impatti dell’agricoltura (che copre il 43% del territorio).
Un’iniziativa innovativa nel nostro Paese, come puntualizza Alessandro Leonardi, Ceo di Etifors, spin-off dell’Università di Padova che ha realizzato il report Acqua Potabile e Ambiente: “In Italia solo una piccolissima percentuale del fatturato del settore idrico viene reinvestita sull’ambiente e per la protezione delle fonti, con un forte ritardo rispetto alla Direttiva Acque dell’Ue, che ci chiede di farlo dal 2000.
Parco Fiume Brenta nasce in risposta a queste esigenze ed è entrato nel vivo nel 2021 con un processo di consultazione per la destinazione di parte della tariffa a interventi di miglioramento ambientale, con il coinvolgimento dei cittadini e con un network di amministrazioni locali, aziende e agricoltori che rappresenta un esempio di cooperazione territoriale pionieristico nel nostro Paese e in Europa ed altamente replicabile ovunque vi sia necessità“.
L’articolo Un fondo ambientale per compensare gli impatti negativi del servizio idrico è stato pubblicato su Magazine Green Planner.