Sotto la guida del Consorzio Italiano Implementazione Detox, Greenpeace e Zdch Foundation le aziende stanno affrontando il problema delle sostanze tossiche presenti nelle fibre naturali riciclate. Da questi progetti è nato Detoxing Circularity, una collaborazione con Accademia Costume&Moda che coinvolge gli studenti.
È stato presentato nella sede dell’Accademia Costume&Moda di Milano, fondata l’anno scorso, Detoxing Circularity, I progetti del Consorzio Detox per sensibilizzare il sistema moda verso un’economia circolare: ricerca-installazioni-interventi sul consumatore.
Andrea Cavicchi, presidente Consorzio Italiano Implementazione Detox (Cid), fondato nel 2016 a seguito della campagna Detox di Greenpeace, che racchiude circa 40 aziende dei diversi distretti del tessile italiani, ha illustrato le attività del consorzio che in questi anni ha sostenuto il cambiamento di molte aziende verso l‘eliminazione delle sostanze chimiche pericolose utilizzate nel settore tessile, nocive per le persone e altamente inquinanti per l’ambiente.
Cavicchi ha introdotto il progetto Detoxing Circularity, destinato a incentivare il controllo nella filiera delle materie prime di riciclo utilizzate nell’industria tessile.
In particolare si è voluto studiare il grado di elementi chimici tossici presenti nelle fibre naturali – lana, seta, cotone – riciclate che spesso derivano da indumenti che hanno parecchi anni di vita, realizzati in anni in cui ancora mancava la sensibilità ecologica e precise indicazioni per l’industria.
Il presupposto è che la sostenibilità per essere tale deve essere misurabile (misurare l’impatto del processo e del prodotto), ecco perché è stata stilata una lista con le sostanze tossiche presenti nelle fibre riciclate, per stimolare le aziende a intervenire sulla propria filiera produttiva.
Questa ricerca è stata realizzata in collaborazione con Zdch Foundation, che si occupa di ridurre l’impatto della chimica nella filiera della moda e di implementare soluzioni sostenibili e buone pratiche nell’industria coinvolgendo diverse aziende dei distretti italiani.
Elisa Monica Gavazza, southern Europe director di Zdch Foundation, ha spiegato che “Il progetto nasce da un protocollo di intesa generato dall’analisi di dati tecnici sulle fibre riciclate. Per riuscire nella transizione ecologica bisogna darsi obiettivi ambizioni e raggiungibili per far comprendere alle aziende l’importanza dell’economia circolare.
Il lavoro è stato possibile grazie alla collaborazione di tutti i soggetti coinvolti e dei distretti. In ottica di miglioramento continuo ogni anno il gruppo di lavoro si riunirà per migliorare sempre di più le prestazioni“.
Le aziende interessate possono trovare sul sito della fondazione documenti tecnici e di approfondimento.
È intervenuta anche Chiara Campione, head of the corporate and consumer unit for Greenpeace Italy, che ha sottolineato l’importanza della visione olistica della circolarità anche nel settore tessile.
La campagna Detox lanciata da Greenpeace nel 2011 per ripulire la filiera tessile dalle sostanze chimiche è riuscita a sensibilizzare il settore e l’opinione pubblica su questa problematica e a creare una tendenza.
Oggi sono un centinaio le aziende che hanno aderito e intrapreso il percorso verso una produzione più rispettosa dell’ambiente. Adesso è il momento di ampliare questa rivoluzione verde nel tessile.
La strada è ancora lunga se si pensa che solo circa il 14% della produzione mondiale nel tessile ha eliminato la chimica dannosa nella produzione.
“Sono ancora troppi i consumi e la quantità di merce che si produce – ha dichiarato Campione – ora la sfida è incidere sul dibattito politico attualmente impegnato sulle tematiche della transizione ecologica e sul Pnrr“.
Un tema importante è quello della comunicazione della sostenibilità e Greenpeace è sicuramente un esempio con le sue campagne di comunicazione efficace, in grado di raggiungere una vasta platea.
Il progetto DetoxCirculArt realizzato in collaborazione con Accademia Costume&Moda intende coinvolgere e stimolare gli studenti a lavorare con materie prime riciclate, fornite dalle aziende del consorzio per realizzare abiti e sculture sotto la supervisione dell’artista Francesca Pasquale che ha aggiunto: “La sostenibilità è vera se è misurabile e anche visibile. Ecco perché abbiamo creato questo workshop con gli studenti che rappresentano la nuova generazione. L’arte può essere un veicolo importante di comunicazione per arrivare alla massa“.
I lavori degli studenti saranno presentati nella sede romana dell’Accademia a giugno prossimo. Infine Furio Francini, amministratore delegato di Accademia Costume&Moda ha spiegato come tutti i corsi della scuola abbiano come presupposto la sostenibilità che deve essere l’approccio di base per ogni materia di studio, affrontata da un punto di vista concreto non solo teorico.
“Dobbiamo cambiare i parametri produttivi e di consumo, figli di un’idea di capitalismo usa e getta – dichiara Francini – Dobbiamo capire come stare su questo pianeta: questo è il problema attuale dell’umanità“.
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L’articolo Detoxing Circularity, via le sostanze tossiche dalle fibre riciclate è stato pubblicato su Magazine Green Planner.