Le Fintech italiane verso un percorso di Sostenibilità

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Il mondo della finanza ha iniziato il 2022 all’insegna di una maggiore attenzione verso la Sostenibilità, dimostrata anche dalla ricerca di certificazioni e di attestati rilasciati da enti indipendenti.

Pochi giorni fa Fire, realtà attiva nel settore del credit management, ha ottenuto il rating di Sostenibilità gold da parte di Ecovadis, agenzia internazionale che misura le performance di responsabilità sociale delle aziende per classificarne e migliorarne le pratiche ambientali e sociali.

La valutazione assegnata a Fire riflette l’approccio etico e trasparente della società nei confronti dei clienti e degli stakeholder. Fire, infatti, già dal 2006 è attiva per quanto riguarda la rendicontazione degli aspetti legati alla responsabilità sociale di impresa.

Questa maturità le ha permesso di ottenere punteggi elevati nel questionario di Ecovadis e di vedere classificate le proprie prassi operative come avanzate in tre aree portanti: ambiente, pratiche lavorative e diritti umani, acquisti sostenibili.

Nell’effettuare le proprie valutazioni, Ecovadis utilizza una metodologia basata su elevati standard internazionali, rispettando i principi del Global Compact, le convezioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), gli standard Gri, la normativa Iso 26000 e i principi del Ceres (Coalition for environmentally responsable economy).

Le pratiche Esg sono quindi misurate attraverso un sistema di 21 indicatori raggruppati nelle tre aree sopra descritte, alle quali si aggiunge anche l’etica aziendale.

Il mondo del fintech apre le porte alla Sostenibilità

Secondo il report Global Investment Sustainable Review, della Global Sustainable Investment Alliance, gli investimenti sostenibili in tutto il mondo sono cresciuti, in modo costante, a partire dal 2015.

Oggi il 36% di tutto il patrimonio in gestione, pari a 35.500 miliardi di dollari, è conforme ai criteri di sostenibilità; il dato ha registrato un aumento del 15% rispetto ai 30 miliardi del 2018 e del 55% rispetto ai 22 miliardi del 2016.

Non solo: il mondo finanziario sta cambiando approccio, passando dall’applicazione, più passiva, di strategie di esclusione, più o meno complesse, di settori controversi alla partecipazione diretta e attiva degli investitori nel processo decisionale aziendale grazie al meccanismo di delega in sede di votazioni assembleari rappresentato dal proxy voting, strumento di matrice anglosassone.

In questo modo, è possibile rinforzare il potere di voto degli azionisti, anche di minoranza, e influenzare delibere e negoziazioni.

In questo contesto un’altra realtà aziendale italiana del settore finanziario, Borsa del credito, ha cambiato nome in Opyn (combinazione dei due termini open e pin) per accelerare la propria trasformazione come impresa fintech specializzata in prestiti e servizi di accesso al credito, in particolar modo verso le Pmi.

Opyn ha sviluppato una piattaforma software proprietaria che utilizza tecnologie innovative quali l’intelligenza artificiale e il machine learning; tra i prossimi obiettivi, l’integrazione di criteri Esg nel processo di selezione delle aziende a cui fare credito in una logica premiante verso coloro che operano con attenzione verso gli aspetti sociali, ambientali e di governance.

Nel prossimo futuro, oltre a essere un digital lending, Opyn vuole proporsi come partner per le imprese, finanziarie e non, nell’attivazione del processo di digitalizzazione e di semplificazione dei servizi finanziari, in Italia e in Europa.

Crediti immagine: Depositphotos

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Chiara Guizzetti: laureata in economia, lavora in Adfor come referente per l’area Internal Audit e Compliance (consulenza, formazione aziendale e universitaria). Crede nel valore dell’etica, della sostenibilità e del network tra persone e imprese. Appassionata di pilates e corsa | Linkedin

L’articolo Le Fintech italiane verso un percorso di Sostenibilità è stato pubblicato su Magazine Green Planner.