transmutex – nucleare torio

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sommario

testo introduttivo

Ue: La Mura, Mantero, Nugnes (Misto), Governo prenda posizione su stop nucleare e gas in tassonomia

“La tassonomia delle attività sostenibili in Europa rischia di essere un orpello se al suo interno rimarranno gas e nucleare”. Così si esprimono in nota Virginia La Mura, Matteo Mantero e Paola Nugnes del gruppo Misto di Palazzo Madama, che sul tema hanno presentato una mozione sottoscritta da un totale di 18 senatori. “Ci chiediamo cosa ancora stia aspettando il Governo italiano a manifestare nettamente la sua contrarietà alla decisione della Commissione. Avrebbe già potuto promuovere un’azione per lasciare fuori dalla tassonomia l’energia nucleare e il gas naturale, a fronte dell’unica motivazione valida ma purtroppo non rispettata, ossia che entrambe le fonti energetiche sono contrarie al rispetto del principio di ‘non arrecare un danno significativo’. Ma al di là di quello che è contenuto nel regolamento europeo, l’Italia dovrà astenersi da ogni iniziativa che consenta nuovamente l’impiego del nucleare nel nostro Paese, allontanando l’ipotesi che questo tipo di energia venga magari inserita nella revisione del PNIEC. Innanzitutto c’è l’esito di ben due referendum abrogativi da considerare e in particolare il problema dei rifiuti radioattivi ancora presenti su suolo nazionale, tra cui anche quelli di provenienza estera. Tra gli impegni della mozione abbiamo infatti chiesto che il governo apra presto un confronto con gli Stati Uniti sugli 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio provenienti dal reattore Elk River e da decenni conservati in un impianto lucano, perché vengano trasferiti in America, senza che l’Italia debba farsi carico del loro smaltimento”, spiegano i senatori che concludono: “Ci auguriamo che la realizzazione del Deposito nazionale e del Parco Tecnologico per l’eliminazione e lo stoccaggio di scarti nucleari proceda in maniera spedita, senza però invalidare in alcun modo la partecipazione pubblica al processo decisionale. Al contrario accumulare ritardi, non solo comporterebbe un aggravio dei costi sui cittadini in bolletta elettrica, ma esporrebbe il Paese a un futuro meno sicuro dal punto di vista ambientale”.

 

nergia, Mazzetti (FI): “Gas e nucleare in tassonomia portano a transizione più morbida, favoriscono corretto mix energetico e autonomia”

Roma, 2 febbraio. “Quella di oggi è una scelta decisiva per il futuro di tutta l’Unione, perché le basi energetiche sono basi produttive e la loro stabilità porta stabilità economica e sociale. Sosteniamo, dunque, l’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia europea perché può rendere più stabili i paesi europei, a partire dal nostro che tanto soffre per il caro energia, e anche più autonomi. La Commissione si è impegnata per una transizione ecologica più morbida, incrementale, meno traumatica, ricorrendo a due risorse energetiche più affidabili e largamente meno intermittenti rispetto alle sole rinnovabili, che comunque meritano sostegno. È una strategia che condividiamo perché va verso una maggiore diversificazione delle fonti, perché ci rende tutti più autonomi rispetto alle forniture estere e perché potrebbe favorire nuovi investimenti. I giacimenti di gas in Italia sono consistenti e molti di immediata attivazione, ci sono molte iniziative di ricerca e sviluppo verso un nucleare di nuova generazione, che però va incentivato e sostenuto affinché la resa sia migliore e più immediata: proprio per questo, l’inserimento nella tassonomia sarebbe un ottimo stimolo a investire ancora, rendendo l’Italia protagonista”. Lo dichiara Erica Mazzetti, Deputata di Forza Italia e componente dell’VIII Commissione Ambiente, Lavori Pubblici, Territorio.

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quanto tempo serve per costruire una nuova centrale di questo tipo?
2) normalmente gli NPP – impianti nucleari – sono piagati da sovracosti spaventosi, perché questi sono diversi?
3) le tre regole per la collocazione di un sito nucleare (tanta acqua, terreno pianeggiante e poca gente intorno) in Italia escludono quasi tutto il territorio. Si applicano anche a questi?
4) quanto costerebbe un kWh prodotto con questo reattore?
5) lo scenario convergente (nocciolo sub-critico sostenuto da stimolo esterno) risponde già alla domanda sulla sicurezza passiva: ci potrebbe spiegare meglio questo concetto della vostra realizzazione?
6) a proposito della distribuzione del Torio nel mondo: dov’è, quant’è difficile raffinarlo, quanto costa?

 

Il fabbisogno energetico mondiale cresce almeno linearmente dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Questo andamento continuerà anche negli anni a venire e probabilmente subirà un’accelerazione come
risultato del legittimo desiderio dei paesi emergenti di raggiungere livelli di vita migliori e più elevati. Quando
si pensa alle grandi sfide scientifiche e tecnologiche che ci attendono nel prossimo futuro – come i computer
quantistici o i computer ad alte prestazioni (HPC), per esempio – non si può fare a meno di considerare anche
la grande quantità di risorse e di energia che lo studio, lo sviluppo, e l’implementazione di queste nuove
tecnologie richiedono. Un aspetto molto delicato dato che, come abbiamo imparato a nostre spese, la
produzione di energia derivante dalle risorse “fossili” (carbone, petrolio o gas naturale), è fra le principali cause
dell’effetto serra e del conseguente cambiamento climatico.
La situazione attuale
Grazie alle fonti di energia rinnovabili, cioè a quelle che è legittimo considerare come virtualmente infinite e
che non producono ossido di carbonio come il vento o il sole, possiamo arrivare a coprire al massimo dal 40%
al 50% del fabbisogno energetico del pianeta. Questo limite è il risultato di un consenso globale che tiene
conto della disponibilità delle risorse e del bisogno imprescindibile di sorgenti di energia “continue” (baseload).
Inoltre, gli impianti solari, quelli eolici e le centrali idroelettriche, comunque, non possono essere considerate
completamente “verdi” dato che prevedono l’utilizzo di batterie e di immense pale che vanno comunque
smaltite e nel caso dei bacini artificiali, modificano profondamente il territorio. Questo senza parlare delle
tensioni sociali e geopolitiche generate dalla nuova “corsa all’oro” per i metalli rari necessari per queste
tecnologie. L’energia nucleare, al momento è l’unica che possa fornire l’energia di base necessaria all’umanità
ma presenta tre problemi fondamentali. Il primo è la sicurezza intrinseca delle centrali, come dimostrato dagli
incidenti di Chernobyl e di Fukushima. Il secondo problema è lo smaltimento delle scorie radioattive, tuttora
non risolto. Il terzo problema è legato alla proliferazione nucleare. La fusione, al momento è ancora in fase di
studio e per la sua realizzazione non ci sono ancora tempi certi. C’è però una nuova possibilità che proprio in
questi anni si sta concretizzando e che, come per magia, potrebbe risolvere i tre problemi del nucleare: la
trasmutazione.

Reinventare l’energia
Anche se può sembrare un termine difficile, “trasmutare” significa semplicemente trasformare un elemento in
un altro. In una realizzazione moderna del vecchio sogno alchemico, nel caso della trasmutazione nucleare,
gli elementi radioattivi a vita lunga prodotti nei vecchi reattori vengono trasformati in altri elementi meno
radioattivi, producendo contemporaneamente energia. Questo processo, poi, viene ripetuto trasformando le
nuove scorie in materiale via via sempre meno radioattivo e ottenendo, al contempo, enormi quantità di
energia. Si tratta di una tecnologia attualmente in fase di implementazione, che utilizza piccoli reattori di ultima
generazione unendoli a degli acceleratori di particelle, che servono per alimentarli. Una tecnologia inventata
venticinque anni a Los Alamos e perfezionata da Carlo Rubbia e che oggi viene portata avanti e concretizzata
da Transmutex, un’azienda svizzera con connessione e collaborazioni con i principali enti di ricerca e
università del mondo.
Con lo sguardo al futuro
Transmutex è stata fondata nel 2019 dall’imprenditore e attivista francese Franklin Servan-Schreiber e dal
fisico, ex CERN, Federico Carminati. Franklin Servan-Schreiber è da sempre sensibile alle tematiche
ecologiche e nel 2015 è diventato membro del consiglio della fondazione Race for Water, contro la
proliferazione della plastica negli oceani. Federico Carminati, nella sua lunga carriera, è stato anche
collaboratore di Carlo Rubbia proprio negli anni nei quali, al CERN, si stava sviluppando l’idea di nuovo tipo di
reattore nucleare al torio. Idea che, oggi, è alla base della tecnologia della trasmutazione. Le centrali atomiche
producono elettricità sfruttando il calore generato da reazioni nucleari. In un reattore classico, gli atomi del
materiale combustibile (in genere uranio o plutonio) si dividono, grazie a un processo chiamato “fissione”,
sprigionando energia e liberando altri neutroni, che innescano così una reazione a catena. Il calore generato
dalla fissione è utilizzato per produrre vapore e infine elettricità ma, al contempo, vengono generate delle
Fabio Fracas – Scientific Collaborations Manager, Transmutex
scorie radioattive, con tutte le problematiche – compresa quella dell’immagazzinamento, che ben si
conoscono.

Sicuro e vantaggioso
La soluzione di Transmutex prevede di impiegare un reattore “sottocritico veloce”, cioè un reattore che non è
in grado di sostenere una reazione a catena e dove i neutroni sono più energetici che in un reattore classico.
Lasciato da solo, il reattore si “spegne”. A questo reattore viene associato un acceleratore di protoni (nuclei di
idrogeno). Questo protoni sono inviati nel cuore del reattore e producono i neutroni necessari a mantenere la
reazione a catena attiva. Questo, in altri termini, significa che non si viene a innescare una reazione a catena:
se il flusso di neutroni inviato dall’acceleratore si interrompe, il reattore si spegne immediatamente, impedendo
che possano verificarsi disastri come quello di Chernobyl, nel 1986. Questo tipo di reattore permette, inoltre,
l’uso del torio invece dell’uranio. Il torio è un metallo debolmente radioattivo, presente in abbondanza nella
roccia di quasi tutta la crosta terrestre, e molto difficile da usare in un reattore “classico” critico. Altra
fondamentale caratteristica di questa tecnologia è che il torio produce una minima quantità di scorie a vita
lunga (300.000 anni e più) in paragone all’uranio usato nei reattori nucleari classici: pochi chilogrammi invece
delle tonnellate di scorie radioattive prodotte dalle centrali. Ma anche una gran parte delle scorie a “vita corta”
(300 anni) possono essere distrutte, e questo grazie a una speciale tecnologia già testata al CERN con
l’esperimento TARC. Niente più problemi di stoccaggio di scorie radioattive e niente più contaminazioni del
suolo e delle acque. Ancora meglio, se si aggiungono al torio le scorie nucleari a vita lunga esistenti, queste
vengono “bruciate” producendo energia. Inoltre, il torio è “resistente” alla proliferazione nucleare perché il ciclo
usa una miscela di isotopi dell’uranio con cui è praticamente impossibile costruire un ordigno nucleare. Ben lo
sapevano i responsabili del progetto Manhattan che hanno scelto la tecnologia dell’uranio-plutonio per
costruire il primo ordigno nucleare. Di più, la tecnologia proposta da Transmutex è la sola in grado di
distruggere le testate nucleari esistenti, se mai l’umanità decidesse di fare questo enorme passo verso la pace.

Trasformare i problemi del passato nell’energia del futuro
La soluzione di Transmutex si pone un obiettivo di fondamentale importanza sia dal punto di vista economico
sia, soprattutto, ecologico. Le scorie radioattive prodotte finora dalle vecchie centrali nucleari comportano
notevoli costi e molteplici rischi, sia per il loro trasporto sia per la loro conservazione. Quelle stesse scorie,
però, possono essere utilizzate come carburante per i reattori al torio, dato che il flusso di neutroni veloci
consente di riuscire a bruciarle trasformandole in energia. In questo modo, le nuove centrali progettate da
Transmutex possono produrre energia risolvendo contemporaneamente il problema dell’accumulo e quello
della conservazione dei rifiuti radioattivi. Un’energia sostanzialmente verde, poiché il combustibile viene
interamente sfruttato e l’elettricità viene prodotta in modo continuo e in grandi quantità, senza emettere gas a
effetto serra.

Una soluzione perfetta per l’Italia e disponibile a breve
Fra i vantaggi di un reattore al torio collegato a un acceleratore di particelle, oltre a quelli già messi in evidenza,
ce ne sono due che si prestano particolarmente bene alla realtà italiana. Innanzitutto, si tratta di una soluzione
compatta e “chiavi in mano”. Una volta industrializzata, la doppia struttura avrà dimensioni contenute, inferiori
a quelle delle attuali centrali, e verrà venduta direttamente da Transmutex alle realtà che poi la utilizzeranno.
In questo modo, oltre a essere testata, garantita e certificata, la nuova centrale non verrà gravata da alcun
sovraccosto. Inoltre, proprio grazie alle dimensioni contenute e alla sua intrinseca sicurezza, potrà essere
posizionata ovunque, anche in prossimità dei centri abitati. Le indicazioni che, a tutt’oggi, regolano la
collocazione dei classici siti nucleari – presenza di acqua, di un terreno pianeggiante, e bassa densità abitativa
– non saranno delle limitazioni per queste nuove installazioni. Solo l’acqua rimane un requisito fondamentale
ma, fortunatamente, l’Italia dispone di abbondanti risorse idriche. Infine, rispetto ad altre tecnologie
attualmente allo studio per risolvere l’emergenza energetica e contemporaneamente contrastare il
cambiamento climatico, la trasmutazione ha un ulteriore fondamentale vantaggio: le tecnologie che ne sono
alla base sono già disponibili. La teoria di base è stata ideata oltre venticinque anni fa da Carlo Rubbia e sia i
ciclotroni sia le altre componenti tecniche sono già state studiate, perfezionate e implementate. Con queste
premesse, un prototipo funzionante dell’intero complesso di trasmutazione dovrebbe essere pronto per il 2030
dando quindi la possibilità di industrializzare la costruzione di queste nuove centrali in un ulteriore decennio.

L’articolo transmutex – nucleare torio è stato pubblicato su Magazine Green Planner.