Uno dei principali metodi usati per limitare lo spreco energetico negli edifici è quello del cappotto termico. Il risparmio energetico, infatti, dovrebbe essere annoverato tra le fonti di energia pulite, perché sprecare meno risorse garantisce anche un minor livello emissivo.

In Italia, circa un milione di edifici sono stati costruiti prima degli anni ’80 e non dispongono quindi di soluzioni tecnologiche per limitare lo spreco energetico; inoltre, un buon 53% degli oltre 22 milioni di abitazioni italiane non ha mai ricevuto alcun tipo di intervento migliorativo dal punto di vista energetico.

Uno scenario desolante, certificato dai milioni di edifici in classe G e mancanti di requisiti minimi di risparmio energetico. Edifici che sono quindi responsabili di elevati consumi e di oltre il 40% delle emissioni di CO2.

La soluzione del superbonus 110% è stato un ottimo mezzo per spingere condomini e proprietari di case singole a mettere mano alla ristrutturazione energetica dei loro immobili.

Una soluzione efficace per migliorare l’efficienza energetica degli immobili è l’utilizzo di un cappotto termico, ovvero un sistema di isolamento termico dell’involucro esterno di un edificio, che ne consente l’ottimizzazione energetica.

Un cappotto tradizionale, per essere a norma per il risparmio energetico deve avere uno spessore di 14-18 cm (in base al tipo di isolante usato, che va dal poliuretano – poco sostenibile perché derivato dal petrolio – alla lana di roccia, fibra di legno, paglia).

Esiste però un cappotto che può essere equiparato, come efficienza, ai 18-22 cm di lana di roccia utilizzando soltanto 8 cm di spessore, a installazione completa: si tratta del cappotto multistrato riflettente.

Cos’è il cappotto multistrato riflettente

Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo consultato Francesco Veronese, ingegnere che ha svolto diverse sperimentazioni sul tema e che ci ha fornito maggiori dettagli (qui potete trovare un suo documento tecnico).

Il cappotto multistrato riflettente è di derivazione aeronautica e spaziale, un aereo a 10.000 metri di altitudine si trova a -65°C con un vento a 800 km/h e non esiste nessuna caldaia che possa scaldare e non si può isolare un aereo con 20 cm di lana di roccia.

Un satellite nello spazio si trova a 85°C e deve proteggere l’elettronica interna, non esiste nessun isolante tradizionale a basso spessore e a basso peso che possa proteggerlo dal caldo per molto tempo.

La tecnologia aeronautica è stata applicata all’edilizia da ormai più di 30 anni negli Stati Uniti e più di 20 anni in Francia e in Europa del Nord – racconta Veronesementre in Italia è arrivata circa 10 anni fa, ma non ne è stata capita l’installazione“.

Il prodotto è stato applicato direttamente sul muro e poi intonacato, ma così facendo non si ottiene il risultato sperato e, quindi, questa tecnologia è stata ritenuta non funzionante.

Per spiegare l’installazione si deve considerare che il principio di funzionamento è quello del thermos: tiene le bevande calde in inverno e fresche in estate per mezzo di una camera sottovuoto, una lamina di alluminio e un’altra camera d’aria” continua l’ingegnere, che illustra il corretto procedimento di installazione.

L’installazione del cappotto multistrato riflettente deve avvenire allo stesso modo: si realizza una camera d’aria stagna con dei listelli di legno di spessore 2-3 cm a una distanza di 60 cm l’uno dall’altro, chiudendo bene il perimetro del muro e dei fori degli infissi.

Poi il cappotto viene graffettato sopra il telo multistato riflettente, composto da lamine di alluminio separate da materiale isolante di spessore 1 cm e sigillato con nastro di alluminio.

Per ultimo si installa una seconda camera d’aria con altri listelli oppure con il telaio portante del cartongesso (se cappotto realizzato interno), cartongesso cementizio o parete ventilata in alluminio o gres (se il cappotto realizzato è esterno).

Il cappotto funziona sia in estate che in inverno riflettendo il caldo all’interno in inverno e respingendo il calore del sole in estate.

Le case che progetto e realizzo dal 2015 funzionano perfettamente con grande risparmio di denaro e soddisfazione dei committenti” conclude Veronese.

Il motivo è che i materiali tradizionali rallentano l’uscita del calore in inverno lavorando sulla trasmissione del calore per conduzione e convezione e in estate rallentano l’entrata del calore del sole per un certo numero di ore (solo la lana di roccia, la fibra di legno e la paglia, mentre i materiali plastici non hanno questa proprietà perché privi di massa importante).

Il cappotto multistato riflettente, invece, lavora sì su conduzione e convezioni (con le camere d’aria di cui una stagna), ma principalmente sull’irraggiamento, quindi si ottiene con basso spessore ciò che un isolante tradizionale fa con spessore pari al doppio, ma con impressione di maggior comfort.

Per fare un esempio è la differenza tra vetri per finestre normali e vetri basso emissivi: la trasmittanza del calore è la stessa, ma i vetri basso emissivi riflettono l’infrarosso (calore) e quindi la sensazione è di maggior comfort.

Il cappotto multistrato riflettente riflette il calore come uno specchio sia in inverno che in estate: con minore ingombro e minori costi

L’articolo Il cappotto multistrato riflettente, meno spessore e grande efficienza è stato pubblicato su Magazine Green Planner.

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