United mountains of Europe: un coro di voci in difesa delle montagne

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United mountain of Europe è un progetto ideato da quattro ragazze con l’obiettivo di stilare una carta dei Diritti delle montagne. Dopo un viaggio lungo l’arco alpino per raccogliere testimonianze, l’11 Dicembre – giornata internazionale della Montagna – le giovani si ritroveranno davanti al Parlamento Europeo per chiedere l’attuazione di politiche concrete per la salvaguardia delle terre alte.

Quattro amiche, attiviste per il clima e insieme alpiniste, si sono riunite per seguire un sogno o, meglio, un bisogno: prestare la propria voce alle montagne al fine di proteggerle.

Proteggerle sia dalle infauste conseguenze della crisi climatica, sia da uno sfruttamento senza freni, che le vede sempre più cementificate e sempre più succubi di un turismo irrispettoso.

Adele Zaini, Sara Segantin, Eline Le Menestrel e Alessia Iotti si sono ritrovate con l’idea di mettere in discussione i modi in cui oggi viene vissuta la montagna: un luogo del divertimento, un parco giochi, in cui quello che conta è consumare l’esperienza, raggiungere le vette più alte con macchine e funivie, farsi un selfie e magari lasciare i rifiuti per terra, tra le rocce.

Adele Zaini, Sara Segantin, Eline Le Menestrel e Alessia Iotti

La missione delle ragazze è quella di sensibilizzare cittadini e frequentatori sul rispetto da portare alle alte quote e insieme di promuovere un turismo che sia responsabile e consapevole dell’impatto che stiamo avendo sugli ecosistemi naturali.

Alla possibilità di poter fruire di ambienti ancora integri e paesaggisticamente sorprendenti, le giovani affiancano l’importanza di preservarne gli equilibri.

Diritti sì, ma anche doveri. Per raggiungere questo obbiettivo hanno deciso di presentarsi l’11 Dicembre davanti al Parlamento Europeo per chiedere la creazione di politiche di tutela per i territori montani, anche attraverso l’attribuzione a questi ultimi di personalità giuridica.

Ciò significa che, nel caso in cui questi ambienti venissero danneggiati, i responsabili dei danni potrebbero essere processati come se avessero commesso un crimine nei confronti di un altro essere umano.

A oggi già alcuni paesi del mondo hanno iniziato a riconoscere veri e propri diritti a elementi della natura, come se fossero appunto delle persone in carne e ossa.

Esemplificativo è il caso della Nuova Zelanda, dove, dal 2017, il fiume Te Awa Tupua gode di status giuridico e può vantare di due rappresentanti che, in ricorrenza di dispute legali, testimoniano a favore del corso d’acqua.

Di fronte all’attuale crisi ecologica, infatti, la necessità di mantenere gli ecosistemi sani è improrogabile, anche al fine di evitare tutti quei rischi che possano mettere in pericolo la collettività (rischi conseguenti per esempio all’innalzamento dei mari, allo scioglimento dei ghiacciai o all’intensificarsi di fenomeni atmosferici violenti).

Le giovani attiviste andranno al Parlamento a reclamare una gestione accorta e sostenibile delle risorse, da attuare anche attraverso la condivisione di buone pratiche da parte di coloro che vivono e amano la montagna.

Il loro manifesto, accompagnato da un progetto grafico tanto simpatico quanto delizioso, si basa su tre punti focali. Primo: riconoscere la necessità di un cambiamento culturale che faccia ripensare in maniera critica al rapporto uomo-natura e alla necessità di un atteggiamento più responsabile e rispettoso nei confronti del pianeta.

Secondo: ripensare la legislazione dell’Unione Europea per istituire delle politiche volte a favorire sistemi turistici e infrastrutture meno impattanti e più sostenibili.

E terzo: creare un gruppo di lavoro congiunto al fine di scrivere la dichiarazione dei diritti della montagna, riunendo attorno a una tavola rotonda sia comunità locali che altri attori con diverse esperienze e conoscenze del mondo alpino.

Per divulgare la loro idea di un approccio più responsabile hanno intrapreso un viaggio lungo l’arco alpino, attraversando i diversi ambienti naturali che lo caratterizzano.

Dalle grotte di San Canziano in Slovenia, alle granitiche pareti verticali della Val di Mello, passando per uno dei ghiacciai del massiccio del Bernina e attraversando la foresta Forchet in Austria, oggi minacciata dalla costruzione di un nuovo quartiere commerciale.

Durante il viaggio hanno raccolto anche le testimonianze di chi, come loro, chiede maggior rispetto verso questi territori e vuole promuovere attivamente il cambiamento.

Siamo quattro ragazze e sappiamo che da sole non avremmo potuto arrivare molto lontano. Ma facendo rete e aprendo un dialogo tra i vari portatori di interesse, noi speriamo di essere la scintilla del cambiamento” afferma con decisione Adele Zaini, una delle quattro giovani alpiniste promotrici del progetto.

L’11 dicembre saremo a Bruxelles, davanti al Parlamento, per cercare insieme a esperti ed esponenti del mondo alpigiano delle soluzioni possibili ai problemi che oggi affliggono le aree d’alta quota. L’obiettivo è quello di creare delle politiche coerenti per salvaguardare l’integrità di questi territori e insieme per soddisfare i bisogni di chi ci vive. Proprio per questo durante la giornata staremo in piazza, per raccogliere le idee di chi vorrà contribuire alla co-creazione della carta dei diritti della montagna. Ci saranno anche atleti, climber e parapendisti, che si uniranno a noi nella volontà di agire concretamente per la difesa degli spettacolari territori che tanto amiamo“.

A fine giornata un esponente del Parlamento andrà a ritirare le richieste che le ragazze hanno raccolto durante tutta la durata del progetto, nella speranza che la scintilla che hanno acceso possa diventare un grande fuoco.

articolo redatto da Valeria Pagani

L’articolo United mountains of Europe: un coro di voci in difesa delle montagne è stato pubblicato su Magazine Green Planner.