Anche l’industria del cemento e del calcestruzzo affronta la sfida della sostenibilità, cercando di proporre e monitorare le strategie di decarbonizzazione e di implementare la trasparenza delle attività della filiera. È una strada ancora lunga, che richiede l’impegno di tutta la filiera ma anche del Paese

La decarbonizzazione della filiera del cemento, è una sfida interessante e una missione che riguarda il raggiungimento degli obiettivi posti dalla Comunità Europea.

Il cemento, spesso demonizzato in maniera troppo generica, rappresenta ancora oggi un materiale da costruzione con caratteristiche molto valide, con proprietà e performance che si sono evolute negli anni.

È uno dei materiali più utilizzati al mondo per la costruzione della struttura degli edifici, perché è veloce, flessibile, ha una buona resistenza al fuoco intrinseca e consente la creazione di forme molto libere, che hanno fatto la fortuna di architetti internazionali.

D’altro canto, dopo anche i gravi incidenti degli ultimi anni, sul cemento, calcestruzzo e cemento armato restano domande importanti ancora poco approfondite; come la sua durata nel tempo, l’eventuale reimmissione del materiale nel ciclo produttivo e la manutenzione dei manufatti costruiti nei decenni passati, con regolamentazioni meno stringenti di quelle attuali e quindi più fragili di fronte anche ai cambiamenti climatici.

Rappresentata da Federbeton (Confindustria), la filiera del cemento ha affrontato al Made Expo in Fiera a Milano Rho, un dibattito basato sui dati di impegno e le potenzialità che si propone di mettere in campo per raggiungere la neutralità carbonica al 2050.

Ne hanno discusso il presidente di Federbeton, Roberto Callieri, con Alessandro Morelli, viceministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili insieme a rappresentanti del mondo associativo, accademico e delle imprese, di fronte a un pubblico composto quel giorno anche da molti studenti e dai loro docenti.

Sono state ipotizzate alcune azioni per raggiungere le emissioni nette zero al 2050, che si basano su tecnologie per la cattura dell’anidride carbonica emessa nel processo di produzione oppure sull’utilizzo di soluzioni di transizione a ridotto impatto di CO2.

Come decarbonizzare il settore delle costruzioni

Da alcuni anni si stanno conducendo ricerche e progetti pilota sulla strada della decarbonizzazione, ma è un processo molto complesso che necessita di grossi investimenti e di soluzioni infrastrutturali d’avanguardia.

Ci sono poi alcune azioni già disponibili nell’immediato come l’utilizzo di combustibili alternativi in sostituzione di quelli fossili o la sostituzione di parte delle materie prime con sottoprodotti del proprio o di altri processi produttivi, o con aggregati riciclati, diminuendo l’impronta carbonica dei prodotti finali.

I consumi elettrici ed energetici dell’industria sono molto elevati e potrebbero essere efficientati con il rinnovo degli impianti più obsoleti e l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili, per esempio dalle biomasse, che si stanno già utilizzando ma con impatti ancora troppo esigui.

Dal punto di vista dei materiali si punta da un lato a ridurne l’impatto e dall’altro a migliorarne le prestazioni, per consentire una minore quantità di materiale impiegato e quindi un risparmio di risorse.

Il cemento viene utilizzato per produrre calcestruzzo, che poi diventa calcestruzzo armato: utilizzare un calcestruzzo composto in modo da ottenere prestazioni più elevate mantenendo lo standard di sicurezza, significa utilizzare meno materiale quindi minori emissioni.

Anche progettare in quest’ottica è importante, cercare di rendere il materiale più leggero, svuotarlo dove non serve, reinterpretare il cemento ricordandosi anche delle belle strutture a nervature di alcuni maestri come Pier Luigi Nervi.

Inoltre, l’impiego di manufatti prefabbricati consente di ridurre l’impatto ambientale legato al fine vita dell’edificio, perché viene facilitato il disassemblaggio e quindi l’eventuale riutilizzo di alcune parti.

Roberto Callieri, presidente Federbeton

Con l’evento di oggi Federbeton vuole condividere con l’intera filiera delle costruzioni e con le istituzioni il proprio impegno e le potenzialità che è in grado di mettere in campo per contribuire alla transizione ecologica.

Il nostro Paese si trova oggi ad affrontare due sfide importanti: quella per la carbon neutrality, condivisa a livello europeo, e quella infrastrutturale. Si tratta di due sfide fortemente connesse fra loro e la filiera del cemento e del calcestruzzo è pronta ad accoglierle entrambe.

L’impegno di un settore non sarà però sufficiente a vincere sfide così impegnative e complesse. È fondamentale un approccio di sistema con il sostegno dalle istituzioni, un contesto culturale favorevole, un utilizzo consapevole dei materiali da parte di progettisti e imprese e, di base, un dialogo trasversale che coinvolga tutte le componenti del Paes” ha concluso Roberto Callieri.

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Cristina Molteni: Laureata in architettura al Politecnico di Milano, si occupa di progettazione e di direzione lavori, con particolare attenzione agli edifici Nzeb e alle caratteristiche ecosostenibili dei materiali; svolge studi di fattibilità per lo sviluppo e la riqualificazione urbanistica | Linkedin

L’articolo Industria del cemento, nel suo futuro c’è più sostenibilità è stato pubblicato su Magazine Green Planner.

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