Raggiungere zero emissioni entro il 2050? È in atto una roadmap virtuosa europea, che passa dagli Stati per arrivare fino alle città.
La strada è tracciata, dobbiamo ridurre le emissioni di carbonio di circa 2 miliardi di tonnellate all’anno, per raggiungere lo zero netto di emissioni di gas serra, entro il 2050.
È una priorità globale. Secondo l’ultimo rapporto dell’European Environment Agency (Eea), 15 dei 16 metodi di produzione di energia studiati, il carbone rappresenta ancora la fonte di energia più inquinante con il maggiore impatto sull’ambiente.
Per evitare gli effetti più catastrofici del cambiamento climatico, è necessario limitare l’aumento della temperatura globale, portandola possibilmente a 1,5°C. A oggi l’aumento della temperatura globale ha raggiunto +1,1°C, il che significa che la finestra per raggiungere l’obiettivo si sta rapidamente chiudendo, come ha sottolineato Carbon Trust, durante il summit virtuale Route to Net Zero: Europa.
La comunità globale ha risposto nel 2015 con l’accordo di Parigi, ma i progressi a oggi non sono abbastanza: con le politiche attuali l’aumento delle temperature alla fine del secolo sarà compreso tra il +2,8 e il +3,2°C.
Per risolvere la sfida del cambiamento climatico è quindi necessaria una cooperazione trans-europea. Non esiste un percorso unico e gli approcci variano al variare delle peculiarità di ogni Paese, ai quali l’Europa chiede maggiore flessibilità e ulteriori sinergie.
Tutti i settori economici dovranno essere coinvolti per accelerare ulteriormente il ritmo della riduzione del carbonio e realizzare gli ambiziosi obiettivi climatici.
La risposta sinergica di amministrazioni, cittadini e imprese
Un’azione globale, impegni nazionali e politiche e quadri normativi coerenti. Gli eventi climatici degli ultimi mesi, come incendi e alluvioni, sono un segno tangibile dell’urgente necessità di affrontare questo tema.
La pressione sulle amministrazioni pubbliche e sulle imprese sta aumentando, per definire degli obiettivi condivisi di riduzione delle emissioni e validare i progressi ottenuti.
Collettivamente siamo tutti responsabili del nostro impatto sul pianeta ed è vitale che, come comunità globale, ci muoviamo urgentemente verso una net zero economy, più resiliente e sostenibile.
Come fare? Secondo la non profit We Mean Business Coalition, si potrebbe ridurre drasticamente la quantità di emissioni attraverso un nuovo paradigma economico e nuove tecnologie innovative, rimuovendo il carbonio dall’atmosfera, conservando e restaurando i cosiddetti serbatoi di carbonio, come gli alberi e le zone umide.
Di fronte a questa urgenza, le amministrazioni pubbliche si stanno maggiormente impegnando ad adottare normative più rigide per ridurre le emissioni e a intervenire con misure concrete, anche interfacciandosi e creando sinergia con il mondo imprenditoriale.
Le imprese, dal canto loro, si sforzano maggiormente di produrre in modo più sostenibile, esplorando diversi approcci di investimento e poi ci sono i cittadini, non necessariamente legati al tessuto imprenditoriale e nemmeno a quello dell’amministrazione pubblica, ma che semplicemente in qualità di consumatori, hanno la necessità di saperne di più, in una logica di partecipazione attiva, responsabile e consapevole del bene ambientale e climatico in cui vivono la quotidianità.
Ne è convinta Euroconsumers, la rete internazionale di consumatori, che ha dato loro voce attraverso i risultati del sondaggio, dal quale è emerso che: il 94% ritiene importante la sostenibilità ambientale per i propri Paesi; i 2/3 dei consumatori europei non è completamente consapevole dell’impatto climatico dei beni acquistati e il 69% dei consumatori europei ritiene che, la disponibilità sia la chiave per superare la barriera nell’acquisto di beni manifatturieri con una minore impronta di carbonio.
Quali strategie mettere in atto
Rimane quindi un forte divario tra dove dovremmo essere e dove siamo, nonostante si stia cercando di diventare sempre più consapevoli sulla necessità di agire subito, adottando iniziative e strumenti per ridurre l’impatto ambientale.
Dall’intervista di Euroconsumers ai cittadini/consumatori europei, è scaturita una possibile to do list sostenibile, che dovrebbe tenere in considerazione nuovi approcci: nuovi modi di viaggiare, preferendo quelli slow, quando possibile, anziché il trasporto a più alta intensità di carbonio e investire maggiormente in infrastrutture di trasporto pubbliche più funzionanti e funzionali, come l’elettrico.
Un maggiore efficientamento energetico e una maggiore transizione verso le energie rinnovabili. Un ripensamento nella costruzione e nel ripristino di edifici a basse emissioni di carbonio, oltre a un maggiore supporto nella scelta e nell’adozione delle migliori tecnologie di raffreddamento domestico efficienti.
Migliore qualità e affidabilità delle informazioni sulla sostenibilità dei prodotti che si acquistano, anche attraverso investimenti in materiali eco-compatibili.
Oltre alla promozione dei servizi finanziari allineati allo zero netto come opzione predefinita per i consumatori. Supporto allo sviluppo di una produzione alimentare sostenibile, tracciabile e trasparente e linee guida dietetiche sostenibili.
Da un sondaggio globale, condotto a febbraio 2019 da parte di YouGov tra Canada, Olanda, Stati Uniti, Svezia, Regno Unito, Spagna e su oltre 1.000 consumatori italiani, proprio questi ultimi, si sono dimostrati favorevoli all’introduzione di un marchio sui cambiamenti climatici.
L’84% degli italiani ha infatti confermato che si sentirebbe orientato più positivamente, nei confronti di aziende in grado di dimostrare concretamente il proprio impegno nella riduzione delle emissioni carbonio provocata dai prodotti venduti.
E il 60% dei consumatori italiani intervistati, sono convinti della necessità di venire a conoscenza, prima di procedere all’acquisto, delle azioni intraprese dalle aziende nella riduzione delle emissioni di carbonio causate da un loro prodotto.
Carbon Trust, con una ventennale esperienza nel mondo della sostenibilità aziendale è il creatore dell’unica certificazione (Carbon Trust Standard – Cts), che riconosce i progressi standardizzati delle imprese che intraprendono la strada verso le zero emissioni di carbonio.
Una certificazione che permette di adottare non solo le migliori strategie di produzione ma anche quelle di comunicazione verso l’esterno dell’azienda, ai consumatori, appunto.
Un brillante risultato per aziende come Amazon che ha reso più sostenibile il suo business, arrivando a eliminare circa 30 milioni di borse di plastica negli ultimi 12 mesi, o come Danone che, come afferma Christian Didier – direttore per la Finanza, Natura e Sostenibilità, dal 2015 si è impegnata a diventare carbon-neutral entro il 2050 attraverso l’intera catena del valore e a ridurre la portata delle emissioni del 50% per il 2030.
E in particolare, la divisione Danone Waters lo sta facendo con quattro grandi marchi: Evian nel 2020, Lanjarón e Volvic entro il 2025 e Font Vella entro il 2030.
L’azione dell’Europa per le città
Bruxelles interviene anche a supporto dei virtuosismi dei territori, delle città, pensando d un climate city contract, invitandole a partecipare al bando sulla missione 100 città intelligenti e a impatto climatico zero entro il 2030, finanziata con 360 milioni di euro del programma Horizon Europe.
Le città occupano circa il 3% del pianeta, ma producono oltre il 70% delle emissioni globali di gas serra. E stanno crescendo rapidamente, tanto che entro il 2050, oltre l’80% degli europei vivrà in città. L’emergenza climatica deve essere affrontata dalle città e dai cittadini.
La missione supporterà il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’accordo di Parigi Cop21, dalla Strategia di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (in particolare l’Sdg11), dall’Agenda Urbana per l’Ue e dalla nuova Agenda Urbana Habitat III.
Cambiamento di governance, un ruolo più attivo dei cittadini e un approccio innovativo, queste sono le azioni che l’Europa si aspetta di trovare tra le iniziative che le città europee con una popolazione di 50mila abitanti, presenteranno entro la fine di gennaio 2022.
E in cambio l’Europa si impegnerà a sostenere, a promuovere e dare visibilità alle 100 città europee selezionate, che si mostreranno nella loro trasformazione sistemica verso la neutralità climatica entro il 2030.
Le città rappresenteranno quindi degli hub di innovazione sostenibile per tutte le altre città europee. Quindi non premi in denaro, in questa fase per le città vincitrici, ma l’opportunità di iniziare a lavorare per raggiungere concretamente gli obiettivi di transizione ecologica prendendo parte alla piattaforma di missione del programma Horizon Europe.
Si inizia così, ma i finanziamenti non tarderanno ad arrivare, l’Europa ci sta già pensando.
L’articolo Le città diventeranno hub di innovazione sostenibile è stato pubblicato su Magazine Green Planner.