Nei padiglioni di Vinitaly 2021, in corso in questi giorni alla fiera di Verona, arriva anche una manovra a favore del settore vitivinicolo, uno tra i maggiormente colpiti dalla crisi pandemica.

Il Parlamento europeo, infatti, ha lanciato una serie di sostegni per il settore che Janusz Wojciechowski, commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale si dice “porteranno rapidamente risultati concreti e stabilità per il settore vitivinicolo dell’Ue”.

Cosa fa l’Europa per la viticoltura?

Lo scorso 6 ottobre, l’Europa ha stabilito che i Paesi europei possono continuare a modificare i propri programmi di sostegno nazionali in qualsiasi momento.

Una novità questa, dato che solitamente, ciò poteva avvenire esclusivamente due volte l’anno, entro il 1º marzo ed entro il 30 giugno di ogni anno.

Inoltre, per le attività di comunicazione, promozione e marketing, ristrutturazione e riconversione dei vigneti, riduzione del carico a fronte di un sussidio per la mancata produzione in funzione della superficie vitata, quella che viene chiamata la vendemmia verde e, per gli investimenti, Bruxelles ha prorogato fino al 15 ottobre 2022, la possibilità di attingere a ulteriori ed eventuali contributi, a carico del bilancio dell’Ue, con il supporto della Banca europea per gli Investimenti (Bei).

In pratica, il raccolto viene maggiormente assicurato attraverso i fondi del bilancio europeo e della Bei, aumentato dal 70% all’80% fino al 15 ottobre 2022.

Sempre per la stessa data, è stata approvata la proroga delle flessibilità concesse per le misure vitivinicole. Il sostegno di Bruxelles per coprire i costi di costituzione dei fondi di mutualizzazione è stato raddoppiato, passando dal 10%, 8% e 4% nel primo, secondo e terzo anno di attuazione al 20%, 16% e 8% per gli stessi anni.

Tra gli interventi messi in campo dall’Europa per sostenere i produttori di vino, ci sono anche la distillazione di crisi e l’ammasso del vino, in caso di crisi.

Le incertezze scaturite dal difficile periodo produttivo, necessitano di un costante monitoraggio dei mercati internazionali e quindi Bruxelles si attiva con misure eccezionali: una deroga temporanea, di massimo 6 mesi, alle norme dell’Unione europea in materia di concorrenza, per permettere agli operatori del comparto di organizzarsi autonomamente e di attuare delle misure di mercato per stabilizzare il settore.

Gli operatori sono così autorizzati a pianificare delle attività di promozione congiunte, a organizzare l’ammasso da parte di operatori privati e a programmare insieme la produzione.

L’Europa ha anche aumentato del 10% il contributo nell’ambito dei programmi nazionali di sostegno, ciò significa che il cofinanziamento europeo, che fino al 2020, dal 50% era passato al 60% è ora salito al 70%.

E ancora, la possibilità per gli Stati membri di versare i pagamenti anticipati agli operatori per le operazioni di distillazione e di ammasso di crisi già in corso.

Gli anticipi potranno così coprire fino al 100% dei costi e consentiranno ai Paesi europei di utilizzare tutti i finanziamenti dei rispettivi programmi nazionali di sostegno.

I dati sul mercato del vino

Il mercato del vino e quindi i suoi produttori, guardano alle prime stime, successive all’emergenza pandemica da Covid-19, per regolare il tiro sui mercati europei ed extraeuropei.

Da uno studio di Mediobanca in collaborazione con Sace e Ipsos, emerge che nel 2020 la produzione mondiale di vino è stimata in circa 300 milioni di ettolitri; si tratta di un lieve aumento rispetto al 2019 (+0,8%).

La produzione vinificata europea è stimata in quasi 200 milioni di ettolitri, +8% sul 2019 quando, le avversità climatiche, avevano causato un calo dei quantitativi, dopo un 2018 che era stato particolarmente favorevole.

Il vecchio continente europeo, con una quota del 63,5%, ha il primato nella produzione di vino, nonostante il progressivo avanzamento dei produttori americani, che ne hanno ridotto l’incidenza dal 71% del 2000.

I maggiori consumatori di vino al mondo, risultano gli Stati Uniti che nel 2020 hanno registrato un incremento del 3,7% rispetto ai cinque anni precedenti, dal 2015 al 2019, la Francia il cui livello è calato dell’8,5% e l’Italia che ha consumato il 9,8% in più.

Oggi, secondo lo studio, sono quasi 12mila le imprese produttrici di vino attive in Europa, con un fatturato complessivo di circa 42 miliardi di euro, per l’85% concentrato tra Italia, Francia e Spagna.

Il panorama mondiale delle esportazioni vede quindi consolidato il primato del terzetto. La leadership sui mercati mondiali, nonostante le difficoltà del momento, è quindi ancora europea.

L’articolo Via libera dall’Europa per le nuove misure di sostegno per la viticoltura è stato pubblicato su Magazine Green Planner.

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