Asvis, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, ha presentato nel corso del suo festival i risultati di una ricerca che ha analizzato il grado di progresso, verso gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030, dei paesi del G20.
Una ricerca ancora a carattere sperimentale, ma che mostra la situazione dei Paesi appartenenti al G20 rispetto agli Obiettivi dell’Agenda 2030. L’ha presentata Asvis nel corso del Festival dello Sviluppo Sostenibile che si concluderà a metà ottobre.
I dati utilizzati e mostrati nelle mappe del documento reso disponibile online, sono relativi all’ultimo anno disponibile di ogni indicatore elementare preso in considerazione (non sono stati utilizzati i dati relativi al 2020, quindi le valutazioni effettuate sono al netto degli effetti della pandemia).
L’Italia rispetto al resto dei Paesi del G20 presenta una situazione di forte vantaggio per i Goal 3 (Salute e Benessere), 7 (Energia pulita e accessibile), 12 (Consumo e produzione responsabili), mentre evidenzia una condizione estremamente negativa per quanto riguarda il Goal 14 (Vita sott’acqua).
I risultati della ricerca Asvis
Le prime valutazioni che si possono trarre dalle elaborazioni effettuate evidenziano ampie disuguaglianze anche all’interno dei Paesi del G20, in particolare rispetto ai Goal 7 (Energia pulita e accessibile), 10 (Ridurre le disuguaglianze), 11 (Città e comunità sostenibili), 12 (Consumo e produzione responsabili).
In generale, i Paesi più avanzati economicamente presentano un posizionamento migliore per quanto riguarda i Goal più strettamente connessi alla situazione economica e sociale.
Tuttavia, le diversità sono meno scontate rispetto ai Goal che si riferiscono alla dimensione ambientale, dove i Paesi meno ricchi tra quelli del G20 presentano i risultati migliori.
Goal 1 (Sconfiggere la Povertà)
Nella lotta alla povertà (Goal 1) si evidenziano differenze legate non solo alla ricchezza di un Paese, ma anche ai modelli di welfare scelti: i Paesi Europei (Unione e Gran Bretagna) mostrano la situazione migliore, insieme a Canada e Australia.
Gli Stati Uniti, invece, registrano una quota di persone vulnerabili assistite inferiore al 31%; attestandosi come il 5° peggior Paese del G20 rispetto a questo Goal.
Per l’Italia non è stato possibile elaborare un indice composito relativo al Goal 1 a causa della carenza di dati.
dati elaborazione Asvis relativi al Goal 1
Goal 3 (Salute e benessere)
I Paesi che registrano la spesa sanitaria maggiore presentano anche i migliori risultati dell’indicatore composito.
L’indice relativo al Goal 3 evidenzia una situazione positiva per i Paesi con una più ampia spesa sanitaria pro capite: Australia, Canada, Italia, Giappone, Spagna, Regno Unito e Germania – caratterizzati da una maggiore speranza di vita alla nascita (superiore agli 80 anni), da minori tassi di mortalità infantile e di mortalità per le malattie non trasmissibili e per incidente stradale.
Si evidenzia anche la situazione positiva dell’Italia, seconda solo all’Australia.
dati elaborazione Asvis relativi al Goal 3
Goal 13 (Lotta ai cambiamenti climatici)
Per il Goal 13 sono state considerate, oltre alle emissioni prodotte sul suolo nazionale, anche la stima delle emissioni indirette causate dalle importazioni di ogni Paese.
Questo ha reso possibile una valutazione più completa del reale impatto di ogni Paese rispetto ai cambiamenti climatici.
L’analisi ci restituisce una valutazione innovativa che penalizza i Paesi con una maggiore CO2 importata (come Gran Bretagna, Australia, Germania e Canada) che altrimenti avrebbero registrato dei valori del composito decisamente più positivi.
dati elaborazione Asvis relativi al Goal 13
Il documento completo è disponibile sul sito di Asvis.
L’Italia rischia di non raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione
Sebbene l’Italia sia in linea con altri grandi Paesi europei – Francia, Germania e Regno Unito – dal punto di vista dell’innovazione tecnologica e socio-economico, si trova, invece, in ultima posizione, insieme alla Spagna, rispetto all’accessibilità del mercato energetico.
Nononstante un consenso pubblico e politico aumento, in Italia risultano ancora poco chiari i costi e le implicazioni sociali della trasformazione verde.
Tra i principali inibitori ci sono la difficoltà di ingresso nel mercato dovuta alle attività di lobbying da parte degli attuali player, l’incertezza regolamentare, i potenziali problemi di accesso alla rete (specialmente nelle regioni meridionali), nonché requisiti di misurazione difficilmente compatibili con le dinamiche dei mercati della flessibilità.
Sono evidenze che emergono dal report Energy Transition Readiness Index 2021 (Etri 2021), che analizza i mercati energetici di 12 Paesi europei – realizzato da Rea (Association for Renewable Energy and Clean Technology) e sponsorizzato da Eaton (azienda che opera nella gestione dell’energia).
Il lavoro di analisi ha preso in esame le diverse componenti socio-economiche del percorso di transizione energetica, evidenziando una discrepanza tra le ambizioni e le azioni intraprese dalla maggior parte dei Paesi coinvolti nell’indagine.
“Se guardiamo al 2019, in Italia le fonti rinnovabili hanno alimentato il 35% del consumo di energia elettrica, ma l’obiettivo è di raggiungere il 55% entro il 2030. La focalizzazione delle istituzioni su un tema così cruciale è ulteriormente confermata dalla recente nomina del Ministro della Transizione Ecologica e dallo stanziamento di ben 57 miliardi di euro per la missione Rivoluzione verde e transizione ecologica nell’ambito del Pnrr” ha commentato Paolo Tagliabue, product marketing manager della divisione Energy Storage di Eaton Italia.
L’articolo Persone, Pianeta, Prosperità: a che punto sono i Paesi del G20? è stato pubblicato su Magazine Green Planner.