Fiori di Zefiro, un tempo abbandonati, oggi tornano a fiorire e a decorare i giardini: conosciamoli meglio e vediamo come coltivarli e farli prosperare.
Da circa un mesetto, notiamo spuntare da cespi di foglie cave e sottili (simili a quelle dell’erba cipollina) fiori bianco/cremisi molto ornamentali.
Si chiamano Zephyranthes candida e tutti gli anni sono una vera sorpresa, perché il tempo delle piccole bulbose è passato da un pezzo! Dovete sapere che il nome del genere deriva dal greco zephyros che significa zefiro (vento occidentale) e anthos, fiore.
I fiori di Zefiro, per parecchio tempo erano stati volutamente abbandonati e dimenticati, prosperando solo in giardini di collina, coltivati spesso in vasi da far svernare all’aperto, per timore di metterli in piena terra dove i roditori avrebbero potuto cibarsene.
Tutt’oggi manuali e siti web li classificano fra le bulbose insolite nonostante siano molto eleganti. C’è da dire che oggigiorno si trovano in commercio i bulbi con molta più facilità del passato.
Nativa dell’Argentina e dell’Uruguay, è una bulbosa perenne (ma se l’inverno è particolarmente freddo, dissecca la parte aerea) che raggiunge i 20/30 cm di altezza; presenta foglie erette, cilindriche che emergono tutte dal terreno.
I fiori, singoli sono portati all’apice di fusticini di maggior diametro, con petali che risultano dall’aspetto ceroso, quasi zigrinato al tatto e stami giallo-sole.
Capaci di prosperare/fiorire in pieno sole, collocateli in posizioni calde ma riparate al tempo stesso dai raggi, che potrebbero causare un temporaneo prostrarsi delle foglie.
Bagnate con regolarità e vi suggerisco di saggiare spesso il terreno a qualche centimetro di profondità, perché la formazione della crosta superficiale può ingannare sul reale stato di idratazione del terreno.
C’è da dire che non sono tra i bulbi più resistenti alle basse temperature e l’ideale sarebbe prelevarli, pulirli, conservarli in sacchetti di carta da pane in luogo buio e asciutto, ma si può provare a lasciarli in terra, proteggendoli però con una buona pacciamatura fatta di un generoso strato di foglie, recuperate quale e là in giardino.
Si mettono a dimora in primavera in piccoli gruppi di circa 10/12 bulbi, separati un paio di centimetri uno dall’altro, in questa maniera otterrete un’aiuola movimentata ma continua: una vera e propria pennellata di colore.
Ricordate che la profondità deve essere pari a 3 volte il diametro dei bulbi stessi e di collocare sul fondo uno strato di sabbia/ghiaino drenante per assicurare uno sgrondo ottimale delle acque in eccesso.
Il mio consiglio è quello di coltivarli in grandi vasi per avere a inizio autunno una copiosa fioritura bianca, ma perché no, anche inserirne qualcuno in ciotole dove a far da padrone è la Lobelia a fiori blu: un contrasto piacevole, emozionante e distinto.
In piena terra io li prediligo nel rock garden a completamento degli spazi vuoti tra i sassi e sono favolosi nel coprire la base dei settembrini che tende a vuotarsi e a divenire legnosa.
Due sono le rarità americane: la Z. citrina, dai fiori giallo dorati con sfumature bronzee che è originaria dello Yucatan, ma soffre il freddo maggiormente della Z. candida e i suoi bulbi devono essere assolutamente dissotterrati ai primi freddi e la Zephyranthes rosea invece, che è sì più piccola delle altre due ma con fiori di un rosa cipria, molto romantici.
Chiamate anche Gigli della pioggia perché fioriscono dopo abbondanti piogge, pensate che nel linguaggio dei fiori e delle piante simboleggiano la speranza e l’attesa.
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L’articolo Fiori di Zefiro, perché conviene conoscere questa bulbosa perenne è stato pubblicato su Magazine Green Planner.